Non ci sono limiti quando le mani di Mario Bertozzi affondano nella creta. In quegli attimi l’esalazione dell’uomo-artista raggiunge la massima concentrazione e la più sublime ispirazione per carpire dalla massa informe [...] gentili fattezze umane.
Roberto Zoli
L’arte di Bertozzi si è vigorosamente aperta ad un linguaggio di forza, d’essenzialità e di sensibilità. I nudi sono morbidi, pastosi, sensibilissimi. Niente di retorico, di accademico nelle opere di questo nostro sano scultore e neppure di sensuale ma una ricerca sentita di timbri, accordi e di frasi di pura armonia nel nudo femminile, il quale attraverso il tocco demiurgico di Bertozzi acquisisce intensa spiritualità, candore e senso di duratura nel tempo. Nudi seduti, distesi, accartocciati su se stessi, in cui i volumi, le forme svaniscono in linee funzionali belle in modo assoluto ed eterno, che pur rimangono sostanza tattile e non contorno. Bertozzi non ritrae il nudo femminile, ma trova nelle cadenze spontanee del suo corpo momenti della sovrasensibile armonia che regola ed ordina le cose create. Il soggetto è semplice, ma traboccante di poesia e di novità, perché la bellezza del nudo è infinita e sempre nuova: difficile è vederla e scoprirla. Bertozzi vi riesce.
Bruna Solieri Bondi